Canto nella notte


Una via di mezzo tra un clown e Papà Natale. Ecco come mi appariva la faccia del babbo, insaponata per la rasatura, la nuvola di schiuma, le labbra libere che, per contrasto, mi apparivano molto più rosate del solito.
Labbra che, nonostante l'operazione in corso, continuavano ad essere in movimento.
Infatti anche il tempo di farsi la barba doveva essere messo a frutto e lui ne approfittava per ripetere i passaggi più impegnativi della Missa Pontificalis, che la Schola Cantorum della parrocchia stava ripassando, per accompagnare la Messa solenne di Natale, ormai imminente, e per quell'occasione il coro doveva dare il meglio, ovviamente.
La solennità delle parole in latino scendeva sulla mia testa riccioluta come qualcosa di misterioso e incomprensibile, ma il fatto che il babbo avesse con quei versi tanta confidenza da cantarli durante la toilette quotidiana creava una certa familiarità e anche tanta curiosità.
"Mi ci porti alle prove?".
Le 9 di sera,occorreva essere pronti  con la cena, perché l'impegno delle prove era irrinunciabile ed io tentavo di convincerlo, nonostante lui mi disuadesse: "Ti annoi, è in latino..."
"Ti ho sentito, hai detto "...santa, cattolica, apostolica!"
Insistevo, ripetendo le poche parole del Credo che avevo captato e memorizzato.
Così una fredda sera prenatalizia la spuntai e, col cappottino color cammello abbottonato fino in cima  e la sciarpa che lasciava fuori solo il nasetto, mi avviai alla chiesa per mano a babbo.
La chiesa, fredda e deserta, avvolta nella penombra, incuteva un certo timore, se non fosse stato per la sua presenza rassicurante e raggiungemmo  il parroco e gli altri coristi dierto l'altare, dove era posizionato l'organo.
Era il Pievano stesso a suonare ed a istriure il coro.
 Tutti mi salutarono con affetto e familiarità: "Nini, ci sei anche te, con questo freddo..."
Poi le prime note dell'organo si diffusero nell'aria gelida e, senza staccare le mani dalla tastiera, ad un cenno del capo del sacerdote, le voci cominciarono ad intrecciarsi nel Kirye:
alla profondità dei toni baritonali si contrapponevano i toni alti dei tenori e le voci femminili dei soprano, in un insieme di armonia celestiale.
Io ascoltavo rapita, dalla scaletta dietro l'altare sulla quale avevo preso posto, piuttosto in alto, e di lassù seguivo la complessa melodia, le vocali modulate per cui ogni parola acquistava una solennità totale.
La struttura del Kirye, con le formule ripetute per  tre volte,  senza voler mancare di rispetto né alla religione né alla musica, non è certo la composizione più adatta a trattenere a lungo l'attenzione di una bambina.
Quando poi il Pievano, rilevando alcune imperfezioni, fece un cenno e pronunciò le parole "Da capo", non nego di aver avuto il sospetto che ce l'avesse con me.
Provai a distrarmi in qualche modo, dopo tutto ero in una posizione elevata, a pochi passi dalla culla vuota che presto avrebbe accolto la bella statua di Gesù Bambino, circondata da una corona di luci.
L'ora tarda, il freddo, la mia lotta per non lasciarmi vincere dal sonno era davvero sempre più debole. L'idea della culla, poi richiamava il pensiero del mio lettino. Sentivo la musica  come una ninna nanna   lontana lontana e le mie palpebre si facevano sempre più pesanti.
Il babbo se ne accorse e, prima che cadessi giù dalla scaletta, mi prese in braccio e mi adagiò su una panca vicino a lui.
Il canto continuò a cullarmi e non ricordo come tornai a casa.

6 commenti:

  1. Ciao Marilena, quest'anno è la prima cosa che leggo e che riesce a comunicarmi l'emozione del Natale.
    E' un racconto bellissimo, mi pare di vederti, bambina, con cappotto e sciarpa la manina stretta nella mano del tuo papà , percorrere strade buie verso la chiesa e il suo coro.
    E ti immagino un po' impaziente quando, passato l'entusiasmo, la musica ti e venuta a noia, e poi addormentata tra le braccia del tuo papà che ti riporta a casa. Bellissimo.
    Un abbraccio.
    Antonella

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  2. Carissima Antonella,
    ti ringrazio: la tua emozione mi dona una grande gioia, quella di condividere, anche se a distanza, le cose piiù intime che restano sempre nel cuore.
    Ricambio con affetto il tuo abbraccio natalizio:)
    Marilena

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  3. Cara Marilena, che bel racconto, mi son quasi addormentata vicino a te sulla panca... :D
    un abbraccio e buona serata! Renata

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    1. Il sonno è contagioso, come lo sbadiglio!
      Sono ricordi lontani e vivi nella mente e nel cuore e mi fa piacere condividerli dopo tanti anni e tanta vita!
      :D

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  4. che bello averti letto ta i miei commenti. Grazie. Ti aspetto da me. Buone feste.

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  5. Ciao Stefania, ricambio auguri sinceri per faste serene:)

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